Il martedì antecedente l’inizio del Settenario, nella chiesa del Purgatorio
viene riposta nella sua teca la statua della Pietà (esposta per il “Pio Esercizio”
domenicale durante tutta la Quaresima) e si espone quella della Addolorata.
Anche per questa occasione vi è un rituale particolare la cui centralità è
rappresentata dalla vestizione della Vergine con gli abiti della processione, a
cura delle mogli degli Amministratori dell’Arciconfraternita della Morte,
ancora una volta assistite dal Consiglio e dalle “Zelatrici” della Associazione
Femminile di Maria S.S. Addolorata. Nessun uomo può assistervi, così come le bambine e le donne nubili.
A proposito di questo rituale vi è un particolare di cui pochissimi sono a
conoscenza e le cui origini o motivazioni sono a tutti ignote.
Quando la statua dell’Addolorata viene rimossa dalla sua teca, viene da lì
portata nella sacrestia dove, a porte chiuse, sarà vestita con gli abiti della
processione. A spostarla dalla sua abituale collocazione è la stessa Amministrazione
dell’Arciconfraternita della Morte.
Durante tutto il breve tragitto dalla cosiddetta “stanza delle Statue” alla
sacrestia i due Componenti prendono la statua della Madonna per la base,
mentre il Priore la abbraccia a sé, ponendo il capo della Vergine sulla spalla, e
con una mano ne copre il viso.
Perché il Priore debba coprire il viso dell’Addolorata, come già detto, non lo sa
nessuno: si fa e basta… ma d’altro canto il bello di tante cose è proprio quello
di essere avvolte da un alone di mistero.
Una volta quindi sistemata la Madonna per terra, al centro della sacrestia, i tre
Amministratori rientrano in chiesa dove con altri confratelli di fiducia
allestiscono tutto quello che servirà per la esposizione dell’Addolorata.
Anche questa volta, mentre la Madonna viene svestita dell’abito ordinario e
rivestita di quello nuovo, le donne presenti al rito recitano il Rosario.
Viene anche cambiato il velo indossato fino ad allora nella teca (dono dei
coniugi Giovanna e Gaetano de Vincenzo) con uno degli altri tre del corredo in
dotazione, donati nel tempo dalle signore Antonetta Magarelli (1958), Angeletti
Sciancalepore Maria (1990) e Pisani Ajroldi Teresa (2001).
Diversamente che per il velo, gli abiti della Addolorata sono solo due: un abito di velluto nero con ricami in oro e pietre colorate, dono dei
coniugi Sergio ed Antonetta Magarelli (1958), realizzato su disegno di
Giulio Cozzoli, che riveste la Madonna per tutto l’anno, nella sua teca e un abito di velluto nero con ricami in oro e pietre colorate, dono dei
coniugi Vincenzo e Gina La Forgia, attualmente portato in processione.
Questa “operazione”, così come quella che avverrà la Domenica delle Palme
allorché vi sarà la vestizione della Pietà, richiede moltissimo tempo, essendo
ormai entrata nella tradizione una meticolosità a volte esasperante nella
sistemazione della biancheria, dell’abito ma soprattutto del velo.
I confratelli procedono al montaggio della croce sulla base processionale,
rivestita di una sfoglia di oro zecchino, su cui verrà posta l’Addolorata; anche
su questa croce viene apposto il reliquiario contenente la scheggia del “Legno
Santo”.
Terminata la vestizione molto tempo richiederà anche la sistemazione della
“sindone” di tela bianca sui bracci orizzontali della croce. A quest’altra “fase di preparazione” sono preposte le stesse donne che hanno
effettuato la vestizione dell’Addolorata.
Nella stessa occasione viene montato su due appositi banchi collocati alla
sinistra della cappella di S. Gaetano il baldacchino che, durante le processioni,
seguirà le statue dell’Addolorata e della Pietà, insieme al paliotto, alla croce e i
due fanali che invece apriranno i sacri cortei.
Solo per la processione dell’Addolorata ci sarà anche lo stendardo della
Associazione Femminile di Maria SS. Addolorata.
Il Settenario dura una settimana e si conclude il giovedì prima della
processione.
È articolato alla stessa maniera del Pio Esercizio alla Pietà ma, diversamente da
questo, il Settenario si tiene anche la mattina, in forma meno solenne che la
sera; consiste di sette invocazioni rivolte solo alla Madonna e di quattro
romanze invece di tre, ugualmente cantate da un tenore e da un baritono.
Queste non sono fisse, ma vi è un relativamente vasto repertorio di musiche che
vengono eseguite alternativamente ogni sera, composte da autori molfettesi del
tardo 800, quali Vincenzo Valente, Saverio Calò, Sergio Panunzio, Giuseppe e
Francesco Peruzzi.
L’ultima sera del Settenario, al termine della Sacra Funzione, la banda esegue
un concerto di sei marce funebri di fianco alla Chiesa del Purgatorio.
Altro particolare da ricordare è che la sera del mercoledì del Settenario, dopo la
funzione, sulla base della Madonna vengono montati i quattro fanali in argento
che serviranno per la processione, affinché dal pubblico siano visti solo a
partire dal giovedì.
- Testo e foto a cura del dott. Francesco Stanzione, tratti dal volume "DE PASSIONE DOMINI NOSTRI JESU CHRISTI SECUNDUM MELPHICTAM" Vol. II - Quaresima, Settimana Santa e Pasqua a Molfetta, Editrice L'Immagine, Molfetta, 2015.